L’arte di Ernst Ludwig Kirchner. A New York


LA GRANDE MELA RENDE OMAGGIO A UNO DEI PROTAGONISTI DELL’ESPRESSIONISMO TEDESCO, CON LA MOSTRA DEDICATA DALLA NEUE GALERIE A ERNST LUDWIG KIRCHNER.
È stata un percorso di ricerca la carriera (e la vita) di Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg, 1880 ‒ Davos, 1938). E non si tratta di pura ricerca intellettuale, semmai di lavoro sul campo: quello che l’artista vedeva intorno a sé entrava di prepotenza nella sua arte. In corso alle Neue Galerie di New York fino al 13 gennaio, la retrospettiva a cura di Jill Lloyd e Janis Staggs mette ordine nella vasta produzione di Kirchner dal 1907 al 1937. Utilizzando i luoghi in cui visse l’artista come filo conduttore, la mostra raccoglie dipinti, disegni, stampe e una scultura in legno che mettono in evidenza come il suo lavoro si sia trasformato in relazione all’ambiente circostante, agli eventi storici e alle evoluzioni della società del tempo. Il focus principale della mostra è sull’innovativo uso del colore, di cui l’artista si serve in modi diversi a seconda dei soggetti prescelti ma anche dei diversi media con cui si cimenta nel corso della sua carriera. Kirchner amava infatti sperimentare con diversi mezzi espressivi e aveva una visione organica e complessiva dell’arte, che rifiutava le gerarchie tradizionali. Per dare conto di questa complessità di stimoli e risposte creative, le circa cento opere esposte sono organizzate in cinque sezioni, una per ognuna dei luoghi che ospitarono l’artista (Dresda, Berlino e Davos), più una dedicata agli anni della guerra e un’altra in cui sono raccolte le stampe.
LUOGHI E SOGGETTI
La curatrice Janis Staggs, director of curatorial e manager of publications della Neue Galerie, ci ha spiegato: “Capita che queste divisioni geografiche e cronologiche corrispondano anche a spostamenti di focus nei suoi soggetti. A Dresda c’era una forte enfasi sulle opere figurative, compresi i nudi, per lo più ritratti nel suo studio o nella natura. A integrare queste opere figurative c’erano scene della quotidianità locale in cui si immergeva nel tempo libero, con particolare attenzione alla vita notturna e vedute dell’area intorno ai laghi di Moritzburg. Quando Kirchner si trasferì a Berlino alla fine del 1911, i ritratti e gli studi di figure rimasero importanti, ma la città stessa prese un ruolo più forte. Era incantato dal richiamo delle strade della città, la sua attenzione era sull’architettura, sul grande afflusso di persone verso la capitale e sull’influenza delle trasformazioni tecnologiche sulla vita quotidiana. Più in là, le vacanze nell’isola baltica di Fehmarn finirono per controbilanciare la vita urbana, offrendogli una tregua, come negli anni precedenti avevano fatto i laghi Moritzburg. In seguito al crollo psicologico durante la Prima Guerra Mondiale e dopo il suo trasferimento nella zona di Davos nel 1918, i paesaggi assunsero un significato crescente nella sua opera. Il paesaggio alpino rurale era decisamente estraneo alla sua esperienza e allo stesso tempo molto affascinante, e negli ultimi vent’anni della sua carriera Kirchner rivolse lo sguardo a questi luoghi e ai loro abitanti”.
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