Alessandro Magno fu sepolto vivo: fu colpito da una malattia paralizzante
Un’ombra sulla morte di Alessandro Magno emerge da uno studio condotto dalla ricercatrice Katherine Hall della Dunedin School of Medicine dell’Università di Otago. Sembra che il condottiero macedone (nato a Pella, nel 356 a.C., dall’unione tra Filippo II di Macedonia e la moglie Olimpiade, principessa di origine epirota) — famoso per le sue numerose conquiste (e il sogno di un «impero universale») — non perse la vita in seguito a un omicidio o all’abuso di alcolici, ma a causa della sindrome di Guillain-Barrè, un raro disturbo neurologico autoimmune che colpì il sistema nervoso periferico.
La malattia, dovuta a un’infezione batterica da Campylobacter pylori, lo paralizzò, impedendogli di muoversi e respirare. Come spiega la ricerca pubblicata su The Ancient History Bullettin, la morte del condottiero nel 323 a.C. potrebbe essere uno dei casi di «falsa diagnosi» di morte più famosi della storia. Alessandro Magno venne sepolto che era ancora vivo e spirò dopo sei giorni. Questa scoperta — spiega Hall — mette in luce come mai il corpo del condottiero «non mostrò segni di decomposizione nei sei giorni successivi alla morte». Gli antichi greci pensavano che ciò provasse che «Alessandro era un dio»: «Alessandro per parte di padre discendeva da Eracle e per parte di madre da Eaco, attraverso Pirro, figlio di Achille», scrisse Plutarco, nella Vita di Alessandro, illustrando le origini divine del grande sovrano, come già prima aveva fatto Erodoto.
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