Intervista a Giancarlo Frulio, “ lo scultore di Dio “

– di MARICA FERRI
INTERVISTA ALLO SCULTORE GIANCARLO FRULIO, UN UOMO ED UN ARTISTA CAPACE DI TOCCARE VETTE ALTISSIME DI ISPIRAZIONE E DI CONTATTO CON IL MONDO DELLA SCULTURA INTERNAZIONALE. UN’INTERVISTA ESCLUSIVA ARTING NEWS

A quale età ha cominciato a sentire una propensione per l’arte?
Lo ricordo benissimo era il 1974 avevo otto anni, con la famiglia eravamo in gita a Firenze e, l’immagine che tutt’ora è presente nella mia mente è la mano destra del sublime David di Michelangelo Buonarroti, ricordo benissimo che rimasi estasiato da quella mano per la sua immensa perfezione tecnica, ricordo che tra me e me, pensai, non sarò mai in grado di realizzare un manufatto di così tale perfezione su di una roccia e, ricordo, che nei giorni successivi pensavo, però potrei tentare di copiarlo, imitarlo, scoprire come è possibile che un uomo possa realizzare ciò, senza che si sia rotta la pietra. Ricordo benissimo, che quella visione, mi aveva emozionato in un modo meraviglioso e, a dire il vero, quando dal 1998 al 2004, ho vissuto in Toscana a Pietrasanta per apprendere tutti i segreti della lavorazione scultorea del marmo, non potevo fare a meno di andare un paio di volte l’anno a Firenze per andare a studiare in modo meticoloso e con la giusta maturità acquisita, il David e conseguentemente tutte le opere artistiche ed architettoniche fiorentine. Anzi voglio confidarle e condividere con Lei e con chiunque leggerà questa intervista, una pagina della mia vita molto personale, la quale ho gelosamente annotato nel mio diario d’artista: 25 luglio (domenica) 2004 Firenze oggi ho provato qualcosa all’interno del mio animo, che mi ha dato immensa gioia. […] per quanto quello che mi è accaduto oggi, sarà di difficile comprensione, per quelli che pur vivendo, non hanno mai veramente vissuto e, soprattutto, non hanno mai avuto una vera passione interna all’anima. Ebbene, oggi mi sono recato a fruire del gran lavoro artistico/artigiano, presente in tutta la sua maestosità, dopo un bel trattamento di pulizia, che ne ha messo in risalto, tutti gli infiniti dettagli di perfezione assoluta. Il maestoso David di Michelangelo Buonarroti. Mi sono munito del mio monocolo reflex con zoom, ed ho potuto ammirarlo per molte ore indisturbato, perché davanti a tali bellezze artistiche, mi accade di riuscire a sfocare e zittire tutto ciò che potrebbe distogliermi. Io riuscivo ad inspirare in me tale sublime scultura. Vedevo il grande genio mentre dava anima al blocco scultoreo. Dovendo recarmi a fruire d’altre opere presso gli uffizi, nell’allontanarmi percorrevo il corridoio a ritroso, il mio sguardo non riusciva a staccarsi dai prigioni. Questi enormi blocchi lasciati volutamente incompiuti, io vedevo le impronte delle dita del grande maestro, imprigionate anch’esse nel marmo, come le figure. Ho sentito in me, lo smodato desiderio di sfiorare, toccare, con una mano tali portatrici di “impronte digitali”, ma per non incorrere nel problema che causai in Grecia (quasi mi arrestavano perché superai le transenne per accarezzare e baciare una colonna del Partenone) questa volta ho chiesto il permesso di poterlo fare. Mi viene riferito: che facendo formale richiesta al ministero, mi sarà sicuramente accordato il permesso. Ma io non mollo, aspetto che quello più giustamente fiscale e giustamente burocrate, si allontani. Vedendo mio malgrado, con i miei occhi, molte persone assolutamente ignare di quei capolavori, le quali, con estrema rapidità li toccano. Mi faccio coraggio, e spiegando al custode, il quale mi è sembrato più sensibile, che sono uno scultore particolarmente dedito allo studio del grande Michelangelo ecc. Ebbene, mi concede tale sublime onore. L’ho ringrazierò in eterno, per avermi fatto riprovare la sensazione, di quando qualche anno fa, innamoratissimo potevo accarezzare il volto della mia amata. Mi si è squarciato il cuore dalla gioia, un tremolio che dalla mano è passato a tutto il corpo, un bisogno irrefrenabile di dover piangere dall’immensa gioia amorosa che stavo provando fisicamente. Mi sono dovuto chiudere nei bagni e nascondere il “suono” del mio singhiozzo, tirando lo sciacquone. Non avrei mai immaginato, che l’amore per un’opera d’arte, nell’istante preciso del contatto fisico, mi avrebbe provocato quelle sensazioni, ben comprese dalle persone innamorate perse del proprio amato o amata, che provano quando ci si abbraccia. La respirate in voi, la sentite nei vostri polmoni, se non lo provate, vuol dire che non siete innamorati della passione, e non potrete mai apprezzare un’opera artistica/artigiana. Adesso penso che per poter toccare il David, dovrò fare formale richiesta al ministero dei beni culturali e artistici, il problema che mi pongo è il seguente: ma capiranno che cosa è l’arte?

L’ambiente familiare ha influito?
Tantissimo, sono nativo di Torre del Greco (Napoli) ed appartengo ad una famiglia che si tramanda l’arte tipica della cittadina che è la scultura a basso rilievo e del tutto tondo di monili preziosi conosciuti come “cammei” mio padre è un docente in pensione di incisione-scultura e storia dell’arte, mia madre maestra, ma entrambi con la passione per le arti figurative e della musica classica, quindi sin da bambino io ed i miei due fratelli, abbiamo conosciuto e frequentato il mondo delle arte figurative, della musica sinfonica e canto lirico. Infatti frequentando dalla tenera età i laboratori e gli atelier degli artisti torresi, il Teatro San Carlo di Napoli, avendo il contatto diretto con tantissimi musicisti e cantanti lirici, inevitabilmente o fortunatamente, io svolgo la professione di scultore ed i miei due fratelli sono un Maestro in pianoforte e compositore ed un Maestro di flauto traverso, certo, dopo gli studi universitari in architettura, avevo bisogno di apprendere di più e per poter avere una maggiore maturazione artistica, intrapresi un percorso formativo cercando di emulare ciò che avevano fatto i grandi scultori e mi trasferii tra il 1998/99 a Pietrasanta (LU) luogo ove ci si tramanda la lavorazione scultorea del marmo.

Disegnava molto da bambino?
Non moltissimo, il giusto sindacale previsto dagli studi, voglio essere sincero, il mio problema non era capire il disegno e le sue tecniche, ma capire come ed in che modo una pietra potesse assumere le sembianze di esseri viventi ed in che modo e perché un tale manufatto veniva denominato statua o scultura. Ovviamente, quando intrapresi gli studi universitari in architettura, capii che per poter avere una maturazione progettuale adeguata, avrei dovuto avere, prima di tutto, una maturazione del tratto nel disegno a mano libera, in quanto, più si disegna a mano libera e con il tecnigrafo, più si instaura una meravigliosa alchimia tra la propria mano e la propria mente e con il giusto impegno e studio la mano avrà la stessa maturazione e sicurezza del tratto sia esso nel disegno, nella pittura o scultura, perché sarà un tutt’uno con il proprio sapere con la propria cultura. Quindi, a mio modesto parere, non è importante quanto tempo disegni da bambino, ma quando decidi di intraprendere il percorso nelle arti figurative, perché è il tuo cuore, la tua anima a volerlo, ed allora devi disegnare per giorni e giorni, mangiare mentre con la matita disegni e cerchi la perfezione del tratto della tua mano, affinché avvenga l’alchimia mano-idea ed il risultato finale il manufatto artistico.
Chi è uno scultore oggi, nell’epoca del virtuale?
Bella domanda che merita una risposta complessa. Fondamentalmente uno scultore, che realizza opere concrete e di difficile esecuzione tecnica, è il custode del “Sacro Grall” e mediante i suoi lavori, permetterà alle generazioni che verranno dopo di lui, di bere dal Grall il nettare della verità. Per quanto queste mie parole possano sembrarle prive di logica, Le spiego cosa realmente celano e come si usa dire, Le farò i conti in tasca. Oggi siamo in grado di poter fruire del pensiero e delle opere degli uomini che nella storia delle arti figurative hanno profuso immenso impegno nella ricerca e sperimentazione nelle varie avanguardie figurative nate a cavallo tra il 1800 ed il 1900 e, che successivamente la storia dell’arte ha catalogato inserendoli nei linguaggi artistici più disparati, dal surrealismo, al cubismo, dai futuristi agli impressionisti, fino alla metafisica, in ogni modo, questi linguaggi hanno generato manufatti, opere d’arte concrete, che in qualche modo stimolano in noi il proseguimento delle loro ricerche, ma a mio parere, alcune correnti artistiche, hanno fallito, oppure, è più corretto affermare, che non è stato recepito il loro intento, perché la ricerca della semplicità grafica, il cercare di scorporarsi dalle arti classiche, la ricerca del concetto e non della tecnica artistica, l’importanza data alla cornice e non al dipinto, porta inevitabilmente allo svilimento del manufatto definito arte. Per realizzare un manufatto artistico scultoreo, necessariamente c’è bisogno di materia prima informe alla quale verrà data una forma e ci vogliono gli utensili giusti per poter plasmare la materia prima e, più la materia prima è di qualità elevata e, più gli attrezzi utilizzati sono di metalli performanti, più si spenderanno cifre elevate per poter realizzare una scultura in marmo, successivamente, al compimento dell’opera scultorea verrà aggiunto il valore in soldi del tempo impiegato, cioè del lavoro fisico quantificato in ore, giorni, mesi, ed ometto il plus valore artistico e tutte le cifre economiche spese per poter essere uno scultore, quindi ragionando come imprenditore, ho un manufatto reale con spese reali lo si acquista con monete reali, è inevitabile che questo manufatto-scultura più passeranno gli anni e più il suo valore aumenterà, al di fuori se l’esecutore avrà o meno il giusto riconoscimento artistico storico e, per quel che riguarda le leggi dello Stato Italiano, trascorsi cinquant’anni dalla realizzazione , tale scultura, non potrà lasciare il suolo Italiano se non con dei permessi particolari dati dallo Stato stesso, acquisendo in questo modo un valore relativamente alto, perché quel determinato lavoro tramite l’equazione, tempo + marmo : opera d’arte + valore economico che cresce nel tempo, cioè il valore aumenta nel tempo, perché è riconosciuto e certificato con legge dallo Stato che quel determinato lavoro è un’opera d’arte . Sicuramente avrà capito dove voglio arrivare, il mio discorso è puramente imprenditoriale, cioè guarda al profitto economico e reale di un dato manufatto, al di fuori della sua bellezza o valenza intrinseca o poetica, adesso, con tutta la simpatia ed il rispetto che nutro per tutte le forme espressive dell’arte contemporanea, anche le più stravaganti, acquistare oggi un’opera virtuale, in polistirolo, in plastica, immagini proiettate, cataste di panni, sculture in marmo realizzate da macchinari a controllo numerico CNC Plotter, ecc. cioè acquistare un’emozione che non è supportata dal saper trasfondere tale emozione su materiali nobili e duraturi negli anni a venire, ed in alcuni casi, tale emozione-opera d’arte è basata non sulla bravura tecnica dell’esecutore, ma sullo suscitare scalpore perché al limite della decenza, questo investimento, pagato con soldi reali e di certo non virtuali, sarà realmente nel tempo un investimento corretto o si rivelerà come gli investimenti subprime che non erano altro che una bolla speculativa, ordita da persone prive di scrupoli che pubblicizzavano e invogliavano ad acquistare i subprime, peccato che erano investimenti virtuali con soldi reali. Non voglio essere cattivo nei confronti di alcune forme d’arte, ma purtroppo, facendomi forte della storia, primo, queste forme d’arte troppo estreme nascono negli stessi luoghi geografici dove sono stati creati i subprime, la cui storia dell’arte purtroppo si basa su decenni e, non ha il percorso formativo secolare Europeo, secondo, queste forme d’arte “virtuali” sono come i nostri telefonini, nel momento dell’uscita hanno costi elevati perché legati a tutta una filiera reale che partendo dalla ricerca tecnologica, fino alla pubblicità mediatica hanno un costo elevato, ma tempo sei mesi non ha più nessun valore commerciale, perché ormai obsoleto, penso di aver esternato bene il concetto, poi per l’amor del cielo, ognuno è libero di spendere i suoi soldi come meglio crede se è un privato, ma se è un comune, una regione o lo Stato centrale, allora le cose cambiano, perché sono soldi di noi contribuenti.

Ha dei modelli, degli artisti di riferimento che riconosce come decisivi per la loro influenza nel suo lavoro?
Avendo fatto un percorso scolastico, in cui la scuola media era annessa all’istituto d’arte che successivamente frequentai e gli studi in architettura, ho studiato e studio tutt’ora la storia dell’arte, dell’architettura e del designer, studio gli artisti contemporanei sia conosciuti dal vasto pubblico sia conosciuti da un pubblico più ristretto, che esercitano o che comunque la loro produzione artistica è relativamente attuale. Ma le personalità che maggiormente hanno una significativa influenza sul mio approccio lavorativo, sono principalmente tre. Michelangelo Buonarroti è la personalità che con i suoi scritti, il suo pensiero, il suo modo di essere, la sua tecnica e le sue opere, riesce ad affascinarmi, stimolare ed influenzare fattivamente le mie scelte scultoree, diciamo che il mio obiettivo è quello di riuscire a sfiorare la tecnica scultorea michelangiolesca, il mio personale confronto tecnico-linguistico lo applico con Michelangelo, quindi perdo in partenza, perché io posso fruire in modo diretto della sua grafia scultorea e cercare di carpirne i segreti ed essere impegnato nella mia personale ricerca di perfezione tecnica. Una delle scelte di Michelangelo che più mi affascina è il fatto che lui (a differenza di molti scultori del passato e del presente) è l’esecutore reale delle sue opere non cercava di trovare bravi scalpellini che potessero aiutarlo, ma cercava lui stesso di essere tecnicamente il migliore sulla piazza. La seconda personalità è Leonardo Da Vinci certo non era uno scultore ma una mente di una genialità unica in qualsiasi campo si cimentasse, per questo, sono affascinato dalla sua immensa cultura, ma il tratto della sua mano nel disegno è qualcosa di veramente irraggiungibile e sublime. La terza personalità è Salvador Dalì, sarò sincero, lo amo alla pari di Michelangelo, in quanto, nonostante contemporaneo di Picasso e di un periodo di sperimentazione artistica molto complesso ed articolato, che in molti casi ha dato come risultato finale, opere fin troppo semplicistiche, le quali a loro volta hanno creato correnti artistiche dai manufatti ulteriormente sciapi di tecnica. Ebbene, lui, nonostante queste premesse storiche, la sua ricerca, il suo linguaggio artistico si è impreziosito sempre di più di una complessa ed elevata tecnica d’esecuzione, le sue opere si sono tramutate in immensi capolavori che stupiscono per la complessa ed inimitabile maturità poetica, intendo il passaggio dalle opere tra la fine degli anni venti e trenta del ventesimo secolo, per intenderci i dipinti delle uova al tegamino e gli orologi molli; agli anni che vanno a ridosso dei quaranta fino agli anni ottanta, intendo le opere: L’apoteosi di Omero, La tentazione di San Antonio, Idillio melanconico atomico e uranico, La scoperta dell’America ad opera di Cristoforo, La Tonnara, Torero Allucinogeno, ecc. E sono proprio queste opere, con la loro complessità ad influenzare fattivamente il mio linguaggio artistico, perché voglio che le mie sculture mi stupiscano, dal punto di vista della complessità d’insieme dei soggetti, cioè una mia singola scultura si compone di più soggetti figurativi (una mano, un volto, le teste dei cavalli)i quali nel loro insieme trattano una stessa tematica, cioè, i vari soggetti, sono le parole che compongono un discorso tramite il quale esprimo il concetto o la tematica che vado ad esternare (la scultura finale). Basta osservare la mia scultura “Maternità” foto A o “Pensavo fosse amore invece era un calesse” foto B (palese solo nel titolo è il richiamo al film di Troisi). Inevitabilmente i miei studi in architettura mi hanno permesso di conoscere ed essere influenzato dai risultati creativi dell’architettura organica ed in modo particolare dal pensiero e dalla produzione di Frank Lloyd Wright, come allo stesso modo studio l’intero movimento architettonico dell’ high-tech e rimango affascinato dalla produzione e dalla personalità di Renzo Piano. Ho parlato di arte ed architettura in quanto non riesco a scindere l’una dall’altra ed in alcune mie sculture ho abbinato parti architettoniche (forme geometriche complesse) aventi funzioni strutturali con elementi figurativi.

Come definirebbe la sua poetica?
Più che una poetica, ho una mia bizzarra metodica lavorativa, che definisco “Arco Surrealista Penetrativo” che applico nell’affrontare un lavoro scultoreo.
Arco: lo scultore prima di affrontare una personale sfida con un blocco di marmo o altro materiale, deve immedesimarsi nella figura di un arciere, con la consapevolezza che l’arciere è l’artista-artigiano e tramite l’arco, cioè tramite gli utensili atti alla lavorazione scultorea, potrà moltiplicare infinitamente la propria forza e mettendo in risalto la sua abilità d’arciere-scultore dovrà cercare di realizzare un lavoro che abbia ambizioni di appartenere al bello artistico.
SURREALISTA: non puoi importi di esserlo, lo sei e basta. Confronta la tua vita passata, presente, e ciò che vuoi fare nel tuo futuro, se le azioni importanti della tua vita legate all’arte, si rispecchiano in cose fatte dal Maestro Salvador Dalì o da altri Maestri del surrealismo, senza sapere, prima di allora, che egli o loro le hanno fatte, cioè se la tua vita artistica si rispecchia nel surrealismo; allora lo sei un surrealista, perché in modo naturale e surreale si è avverata la metodologia paranoica-critica del surrealismo Daliniano. PENETRATIVO: osservando per molte ore e per più giorni e a volte per più anni, un’opera d’arte realizzata in modo artigianale da un gran maestro cui sei particolarmente devoto, per incanto sentirai che entrerà nella tua anima tramite i tuoi respiri. Un giorno ti sarà concesso di poterla sfiorare con un dito e proverai la stessa sensazione di quando innamoratissimo hai sfiorato il volto della tua amata, proverai lo stesso vuoto all’addome, lo stesso tremore, la stessa paura di perderla, solo allora l’arte sarà parte di te. Diciamo che questo è il mio vademecum a cui prevalentemente faccio riferimento, per darmi forza, prima di intraprendere una sfida tra me ed un blocco di marmo scultoreo.

Quali temi o soggetti o condizioni la attraggono?
Mi attrae il movimento, intendendo la dinamicità contro la staticità, cioè preferisco quei temi, la cui risoluzione, può essere affrontata con soggetti che abbiano in modo peculiare il senso del dinamico, non solo per la scultura ma anche come designer, mi piace realizzare, quando posso, gioielli con parti che si intrecciano e si sovrappongono, certo non sono gioielli che possono essere indossati per andare al mercato, ma gioielli che destano attenzione per il sovrapporsi dei volumi e che diano il senso della complessità la cui bellezza non sia determinata soltanto per l’utilizzo di materie preziose; ed è questo tema, la complessità d’esecuzione, una delle condizioni principali che mi attrae, nel senso che il mio approccio progettuale verso temi artistici o di designer, è improntato nel modo in cui si affrontano le tematiche progettuali architettoniche, le quali, tenendo conto di più problematiche, statica, urbanistica, funzionalità, innovazione, espressione linguistica del proprio concetto artistico, ecc. devono dare risposte concrete ed innovative alle istanze della committenza. Però le sfide mi attraggono, ed avvolte da una semplice richiesta che inizialmente può sembrare di semplice risoluzione, al contrario, si può rivelare molto intrigante e gratificante, come mi è successo per la scultura Teschio presentata al Museo delle Stranezze.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Ho molti progetti, che non interessano soltanto la scultura, ma spaziano in più campi artistici. Per quel che riguarda la scultura ho ideato alcuni progetti di scultura molto complessi, per un progetto ho dovuto riprendere i libri di scienza delle costruzioni ed affrontare problemi inerenti la dinamica strutturale, in quanto è il progetto di una scultura in marmo con soggetto figurativo che tramite l’ausilio di componenti idraulici, cambia soggetto, cioè una scultura in marmo che apparentemente ha l’aspetto di un unico soggetto, come potrebbe essere un corpo umano e, tramite ausili tecnologici riesce ad avere una dinamica strutturale nonostante il materiale non lo permetta e, cambia il soggetto rappresentato, passando da un soggetto figurativo o comunque riconoscibile ad un soggetto non riconoscibile ma riconducibile all’astrattismo. Altri progetti scultorei hanno la loro complessità anche nelle dimensioni e si compongono di parti riconducibili all’architettura e parti figurative con l’ausilio di giochi di luci e di giochi d’acqua. Vi sono progetti di alcuni dipinti in cui studio di realizzare delle stanze prospettiche con presenza di soggetti surreali. Progetti di gioielli in cui vi sono parti di corallo scolpito con parti in metallo prezioso che si intersecano tra di loro con incastonati dei diamanti, in cui la parte in metallo riprende il soggetto scolpito. Continuo sempre ad annotare, come ormai faccio dal 1999, nel mio libro-diario d’artista, tutti i momenti della mia vita, come pensieri, idee, tendenze, tematiche, esperienze, fotografie e tutto ciò che ha una rilevanza significativa nella mia vita di scultore, non so se e quando lo stamperò, il titolo è “la differenza tra gli artisti e me è che io vivo per l’arte”. Devo terminare il copione teatrale rigorosamente comico e sarcastico dove un ipotetico Michelangelo da lezioni di storia della scultura e delle arti e schernisce in modo benevolo i linguaggi artistici troppo semplicistici, ma il nesso finale è riuscire a far conoscere in un modo simpatico e fuori dai canoni normali l’arte, cercando di avvicinare all’arte a quelle persone che normalmente non frequentano o vivono il mondo dell’arte. Ci sono tanti progetti ed obiettivi da dover raggiungere, sicuramente un obiettivo fondamentale, che è comune a tutti gli scultori ed artisti di ogni epoca storica è avere i mecenati, i committenti, utilizzando un termine più odierno gli sponsor, che ti permettano di realizzare i progetti a cui ti dedichi anima e corpo, perché i miei progetti non abbracciano la standardizzazione ma l’unicità e, la vita insegna, che la realizzazione di progetti complessi deve purtroppo essere supportata da mecenati. Un bel progetto, composto da ulteriori progetti presenti al suo interno, è stato messo in cantiere tra me e Loris Zanrei.

Può raccontarci i suoi primi passi nel mondo della scultura?
I miei primissimi passi li ho mossi nella mia città nativa Torre Del Greco ed in modo specifico nella mia famiglia i miei apprendimenti per la conoscenza delle tecniche scultoree, della pittura, sono avvenuti nel laboratorio-atelier di mio padre e di un mio zio, tenga presente che tutti i fratelli di mio padre sono scultori- incisori dell’arte dei cammei, che abbinati alla oreficeria diventano prevalentemente gioielli indossati dalle donne, ci sono due tipi di produzione quella strettamente artigiana ed una produzione più artistica, la mia fortuna è che mio padre ed i suoi fratelli hanno realizzato prevalentemente una produzione artistica e quindi sin da bambino ho fruito di maestri di alta professionalità tecnico-artistica, infatti i miei primi lavori, in cui mi fu chiesto di apporci la mia firma-logo, sono del 1994. Ma ciò non mi bastava più, perché le mie idee, progetti d’arte ed il desiderio di apprendere tutte le complessità inerenti la scultura, mi hanno portato a prendere una decisione drastica e tra il 1998/99 mi sono trasferito a Pietrasanta che con la vicinissima Carrara è la zona dove ci si tramanda la lavorazione scultorea del marmo e nel 1999 ho aperto il mio atelier, un’attività commerciale di oreficeria per la produzione e vendita di manufatti artistico-preziosi, in questo modo, con il mio lavoro, mi sono potuto permettere di auto finanziarmi un meraviglioso periodo di apprendimento e maturazione artistica, in quanto ho conosciuto, frequentato e confrontato sia dal punto di vista tecnico che linguistico con i più grandi scultori viventi, appartenenti ai linguaggi artistici più disparati, dal concettuale al geometrico, dal figurativo classico a quello di distorsione delle proporzioni, praticamente è come aver vissuto più vite, perché, ogni scultore, proveniente da ogni Nazione del mondo, che ho conosciuto e frequentato mi ha arricchito con il suo personale pensiero e visione della scultura legati in qualche modo alla sua provenienza geografica. Lì ho iniziato, con molto timore ed umiltà a muovere i primi passi sul marmo, iniziando ad assaggiare la consistenza, le diversità delle varie qualità del marmo, ho iniziato a respirare il profumo della polvere del marmo scolpito, certo ero intimorito da tutti quei grandi scultori e dalla loro produzione, ma più passava il tempo e più avevo la consapevolezza che la tecnica scultorea torrese, la quale si basa principalmente sulla realizzazione di sculture di piccole dimensioni in cui bisogna curare i dettagli a livello infinitesimo, ma tale tecnica, se applicata sul marmo mi permetteva finalmente di realizzare e dare sfogo alle mie ambizioni di scultore, realizzando non più manufatti artistici di piccole dimensioni, ma dalle dimensioni considerevoli che avevo sempre desiderato realizzare. Certo, anche l’apprezzamento ed incoraggiamento che ricevevo da alcuni scultori, che ammiro tutt’ora, particolarmente leali nei miei confronti, ricordo che un giorno mentre dialogavo con il grande Igor Mitoraj gli chiesi il perché non frequentasse anche lui il movimento artistico di scultori a cui avevo aderito e lui mi diede un consiglio che porto nel mio cuore, mi riferì che in base a quello che mi aveva visto realizzare con le mie mani e per il modo di essere e di concepire l’arte, che io per lui ero un Maestro e non dovevo far parte di nessuna corrente o gruppo di artisti, ma di andare per la mia strada e di essere, in poche parole, da solo, io e la scultura con tutti gli errori, scelte sbagliate e quant’altro di negativo potesse accadere, ma che non dovevo subire l’influenza o le imposizioni stilistiche che purtroppo ed inevitabilmente possono accadere quando si fa parte di un gruppo inerente una corrente artistica. Quindi maturai l’idea, che dopo questa immensa esperienza artistica, dovevo affrontare una nuova sfida con nuovi obiettivi e nuove ambizioni artistico-imprenditoriali e nel gennaio 2005 mi sono trasferito a Roma ed è proprio nella capitale nel 2007 ho ricevuta la mia prima vera ed importante commessa per la realizzazione di quattro sculture in marmo, il committente l’A.C.R.I. spa mi chiese di realizzare quattro sculture in marmo statuario ed i soggetti dovevano essere presi da quattro disegni di Michelangelo Buonarroti, praticamente rendere tridimensionali dei disegni del sommo genio e contemporaneamente progettare e realizzare una struttura con funzione di contenitore, il quale su due lati inglobasse due sculture ed al suo interno custodisse e preservasse i volumi del “Corpus dei disegni di Michelangelo” che sono i volumi in cui vi sono le scannerizzazioni in scala 1 a 1 di tutti i disegni realizzati da Michelangelo, poi altre commissioni per sculture in collezioni “museali” private negli U.S.A. ed altre Nazioni e poi vedremo cosa vorrà donarmi la vita o cosa io riuscirò a dare alla vita.
In conclusione …
La ringrazio profondamente e ringrazio tutti coloro che hanno voluto questo nostro incontro dove io ho esternato tutto il mio personale pensiero sull’arte e la visione che ho della scultura, ringrazio di cuore chi leggerà le mie parole, che sono tante, avendo dedicato una parte del suo tempo nel voler condividere la mia vita che è inscindibile dalla scultura, se poi fruendo dei miei lavori, riuscirò a rendervi felici ed infondere in voi un poco di forza per nutrire la speranza nelle vostre personali battaglie della vita, allora la mia vita non sarà stata vana. Vostro Giancarlo Frulio, chiamato affettuosamente da coloro che amano la mia arte “lo scultore di Dio”, ma questa è un’altra storia che racconteremo in seguito.
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