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Alessandro Battaglino, scultore contemporaneo dall’anima pura. Suicida a 44 anni

di Loris Zanrei

Alessandro Battaglino

Pochi giorni fa si è tolto la vita Alessandro Battaglino. I media e la gente provano a cercarne i motivi, in tutti i modi, scandagliando dentro i suoi cassetti più celati. Ogni volta che un artista, uno di quelli che avranno dimora in Parnaso dopo che Castalia li ha dissetati, ogni volta che uno di loro decide di andarsene, prendendosi la libertà di scegliere la propria morte, il volgo tenta di incasellare il gesto dentro confini conosciuti. Ne cerca le motivazioni dentro il proprio orizzonte esistenziale, dentro i limiti del proprio linguaggio.

“Studio per una mano”
Argilla, dimensioni reali della mano.
Anno 1999.

Così, se l’artista aveva parlato di malinconia, il volgo parla di depressione. Se l’artista esprimeva disperazione, il volgo vi leggeva problemi economici. Se l’artista parlava di carnalità, il volgo traduceva con devianza sessuale. Se l’artista sottolineava la spiritualità, il volgo la prendeva per conversione religiosa. Se l’artista amava la contemplazione, il volgo intendeva che non aveva voglia di fare. Se l’artista anela al silenzio eterno degli spazi infiniti, il volgo crede che soffra l’essere sprovvisto di amici e/o amanti. La verità è che gli spiriti eletti si suicidano per il peso del mondo. Per Alessandro esisteva probabilmente un peso fatto di sentimento del tempo, di nostalgia, di amarezza e di dolcezza insieme, di struggimento, di arte viva, di poesia, di sguardo disperato e sognante allo stesso tempo, profondo e desolato, di fragilità e di amore lontano.

Mezzo busto in ricordo di Giuseppe Caputo, pietra rifusa. Anno 2008. Dimensioni
150 cm x 75 cm x 65 cm. Studio per realizzazione busto in pietra locale.

Ecco cos’è il peso del mondo: un inno alla vita fatto da chi è troppo vulnerabile e troppo profeta per camminare sulla terra con le grandi ali di gigante. Alessandro era un ragazzo semplice, per bene, un ragazzo che si era fatto uomo portando sulle spalle il peso del dolore e di un’anima troppo delicata e troppo pura per confinarsi in una realtà spietata, a volte troppo dura per essere compresa fino in fondo. Restauratore di professione da giovane si era laureato all’Accademia delle Belle Arti, un ragazzo molto buono , un artista, scultore ma con un passato complesso. Il 44enne si era trasferito da tempo a Villamaina dove risiedono alcuni parenti, frequentava però con assiduità il suo paese, Gesualdo, dove vivono i suoi familiari più stretti, i fratelli ed il padre con la sua nuova famiglia. Orfano di madre, anche lei morta suicida qualche anno fa, il 44 enne ha posto fine alla sua esistenza.

Gesù Madonna dell’Antica: “Sia fatta la tua volontà non la mia”.
Pietra locale, 200 cm x 120cm x 100 cm, 2001. Parco Caputo Madonna dell’Antica, contrada Antica, Villamaina Avellino.

Li avrei voluti incontrare da vicino, quegli occhi che parlavano da foto straordinarie. Avrei voluto abbracciare almeno una volta l’altro Alessandro; quello dietro l’artista che scolpiva e trasognava; che anche in questo era vero, ma cercando forse in questa maniera un contatto che lo sottraesse al “vuoto minuto per minuto” alimentando una celia, un pensiero, e che invece puntualmente gli consegnava indietro moralismi, indifferenza e distanze.

La scultura di Alessandro possedeva qualità e poesia, l’impatto scenico, la tensione drammatica, il dinamismo, ma anche una certa solennità. Tutte qualità che l’artista ottiene attraverso un linguaggio plastico personale, che scarta la fedeltà mimetica a favore un’espressività che fa largo uso della tensione emotiva. Nella direzione di una ricerca che non si limita all’essenzialità delle forme e alla contemplazione ma mira al coinvolgimento attivo, emozionale e fisico del fruitore.

Ma prescindendo dalla tecnica impiegata, quel che resta costante nell’opera di Alessandro Battaglino è la capacità di chiamare dentro l’opera il suo interlocutore, mettendo a dura prova tutto ciò che è noto e sfidando le sue sensazioni, fino a condurre in un vuoto carico di potenzialità. La lettura di ogni opera resta dunque aperta e ogni creazione non è il punto di arrivo della ricerca di Battaglino ma piuttosto l’inizio di un viaggio percettivo in grado di far vacillare ogni certezza.

La morte non è niente, di Henry Scott Holland

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

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