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I 100 personaggi più influenti del sistema dell’arte contemporaneo

I 100 personaggi più influenti del sistema dell’arte contemporaneo

C’è l’autrice e film-maker Hito Steyerl in testa alla lista dei personaggi più potenti del mondo dell’arte secondo la rivista ArtReview. Un traguardo che è un po’ un paradosso visto che lei stessa ha un atteggiamento molto critico nei confronti del sistema e del mercato dell’arte, come ha espresso nei suoi lavori e nel saggio uscito lo scorso mese e intitolato “Duty Free Art. Art in the Age of Planetary Civil War”. Le sue opere – e non lei stessa, come l’artista ci tiene a sottolineare – sono rappresentate da Andrew Kreps di New York e hanno prezzi da 20.000 a 150.000 euro per i video e le videoinstallazioni, e da Kow a Berlino. Vengono vendute ad istituzioni pubbliche, oppure a collezioni private delle quali si conosce quale sia la fonte della ricchezza. Circa un mese fa Steyerl ha protestato pubblicamente, insieme ad altri artisti tedeschi, quando ha scoperto che tra gli sponsor di una mostra in Cina a cui partecipava c’era Rheinmetall, un produttore di armi. Il suo sforzo per smascherare il potere la fa apprezzare dalle istituzioni, dal mondo accademico, e anche dal mercato. Nella lista è entrata solo nel 2013 in 69ª posizione; l’anno scorso era in posizione numero sette.
Ma Hito Steyerl non è la sola artista impegnata e critica verso il sistema della lista. Diversi, infatti, sono gli artisti attivisti che sono entrati nella Power 100 o hanno guadagnato posizioni, come i filosofi e i teorici tra le new entry. Per esempio Bruno Latour (9ª posizione), Judith Butler (48ª) e Chris Kraus (77ª), mentre Donna Haraway ha fatto un balzo sul podio, arrivando dalla posizione numero 43 alla tre (è entrata in lista solo l’anno scorso).

Diversi sono anche i protagonisti della Black art: da Thelma Golden (dalla 29ª all’8ª posizione), in prima linea nell’affermazione dell’arte “post-black” allo Studio Museum di Harlem, che l’anno prossimo festeggia 50 anni, a Kerry James Marshall (new entry in posizione 68), a Kara Walker (new entry in posizione 56), ad Arthur Jafa (new entry in posizione 81). Particolarmente apprezzata è stata la sua prima mostra da Gavin Brown subito dopo le elezioni americane. Lo stesso gallerista ha guadagnato posizioni ed è entrato in top ten (dalla 27ª posizione alla 10ª) grazie al suo programma politico e alla sua nuova galleria ad Harlem, inaugurata con uno show di Joan Jonas, anche nuova nella lista in 14ª posizione.
Rimanendo tra i galleristi, un’altra new entry è Vanessa Carlos (in posizione numero 100), fondatrice di Carlos Ishikawa a Londra. Ha sempre più successo, infatti, il formato da lei creato di “Condo”, un progetto di collaborazione e ospitalità tra gallerie, che dovrebbe essere lanciato anche a Milano a maggio 2018 (oggi 3 novembre viene presentato a Torino con la stessa Carlos e con i promotori del progetto BeAdvisors).
Subito prima di Vanessa Carlos, in posizione 99, c’è l’unica collezionista tra le new entry: l’indiana Kiran Nadar, che nel 2010 ha aperto l’unico museo privato in India per rendere l’arte accessibile al più alto numero di persone.
La lista rispecchia anche i vari eventi che hanno fatto del 2017 l’anno delle grandi mostre:
Nonostante le critiche sollevate per la curatela e la gestione di Documenta, si è mantenuto in top ten Adam Szymczyk (numero 2 nel 2016). La rivista inglese ha apprezzato il suo essere radicale, la sua capacità di polarizzare il pubblico e anche di mettere in dubbio il concetto stesso di mega-mostra. Più severi nei confronti di Christine Macel, che è passata dalla 17ª posizione alla 26ª, ma di cui è stata apprezzata la scelta di invitare 103 artisti su 120 alla Biennale per la prima volta e la capacità di attirare un numero più alto di visitatori (+23%).

 

Mercato dell’arte 20 ottobre 2016
Hans Ulrich Obrist in cima alla Top 100 di ArtReview
Particolarmente apprezzato è stato il contributo di Pierre Huyghe a Skulptur Projekte a Münster, tanto che l’artista è arrivato secondo in classifica dopo Hito Steyerl dalla posizione numero 24 (nel 2017 ha anche vinto il Nasher Sculpture Prize da 100.000 dollari). La curatrice del Padiglione italiano alla Biennale di Venezia, invece, Cecilia Alemani, è entrata nella lista per la prima volta grazie al lavoro svolto non solo come responsabile della High Line, ma anche come curatrice a Frieze New York dal 2012 e si attende ora quello ad Art Basel Cities a Buenos Aires. Per il resto non ci sono novità tra gli italiani: rimangono Massimiliano Gioni (dalla 15 ª alla 22 ª posizione), Miuccia Prada (dal 33° al 45° posto), Massimo De Carlo (stabile, dal 64° al 66°), Patrizia Sandretto (dal 72° al 69°) e il trio di Continua http://galleriacontinua.com/ (dal 73° al 76°).
Il posto degli artisti. Ma il “potere” nel mondo dell’arte non sembra essere cosa eterna: Marina Abramovic, 8ª nel 2015, è scivolata alla posizione 46ª nel 2016 e ora addirittura alla 89ª; Rirktit Tiravanija dalla 36ª alla 83ª; Jeff Koons dalla 30ª alla 54ª (nel 2015 era ancora alla 14ª); più clemenza nei confronti di Beatrix Ruf che, nonostante lo scandalo recente, è passata solo dalla posizione 11ª alla 29ª. È uscito dalla lista, invece, Nicholas Serota, l’anno scorso ancora in top ten, ex-direttore della Tate. e ora direttore dell’Arts Council . Ha lasciato il posto (nell’istituzione museale e nella lista) a Maria Balshaw, che entra in posizione 16. Fuori anche Christopher Wool, che già l’anno scorso era passato dalla 59ª alla 80ª, così come Ragnar Kjartansson, Ed Atkins e Zanele Muholi, tre artisti che erano entrati in lista appena l’anno scorso. Non c’è stata clemenza neanche per Okwui Enwezor, in posizione 17 nel 2015 e 20 nel 2016. Evidentemente non sono bastati la Documenta del 2012 e la Biennale di Venezia del 2015 per rimanere sulla cresta dell’onda. Andando a cercare non si trovano né Gerhard Richter (posizione 42 nel 2016), uno degli artisti contemporanei più importanti e cari al mondo, né Isa Genzken (47 nel 2016), né Luc Tuymans (60 nel 2016), né il collezionista greco Dakis Joannou (38 nel 2016). Si conferma, invece, l’arbitrarietà di questo genere di liste.
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