UniCredit cede la collezione d’arte per sostenere finanziamenti sociali

In controtendenza rispetto alla crescita di musei privati, delle collezioni d’arte aziendali e dell’art philanthropy il Gruppo UniCredit sacrifica l’arte sull’altare dell’iniziativa Social Impact Banking. L’istituto di credito per estendere a dieci mercati europei i finanziamenti a impatto sociale rompe un tabù – quello del valore identitario e sociale delle collezioni bancarie – e vende la sua corporate art collection che possiede in Italia, Germania e Austria con proventi iniziali stimati in 50 milioni di euro, probabilmente conservativi. Nello stato patrimoniale della banca il valore delle opere d’arte è iscritto all’attivo, nelle “attività materiali” (senza la specifica “opere d’arte”). Il suo valore? A fine 2017 nelle Attività materiali ad uso funzionale, valutate al costo, le consistenze mobili (nelle quali vi è la collezione) erano pari 38,245 milioni di euro, il valore dell’arte era evidentemente stimato al valore del costo d’acquisto (costo storico).
La consistenza. La collezione è una delle maggiori d’Europa, che dopo l’aggregazione con la tedesca Hvb che portò in dote oltre 35mila opere – tra cui 40 Gerhard Richter e 38 Georg Baselitz –, oggi conta circa 60mila opere dall’antichità ad oggi, collocate nelle diverse sedi del gruppo internazionale. Famosa proprio per i maestri tedeschi, che potrebbero valere milioni, spazia dai manufatti preistorici della Mesopotamia e da importanti reperti archeologici, provenienti dalle collezioni delle filiali estere di Bank Austria e HBV, ai capolavori dei grandi maestri italiani come Canaletto e Tintoretto. La collezione comprende anche molti maestri moderni come Yves Klein, Fernand Léger, Giorgio Morandi, Giacomo Balla, Kurt Schwitters, Oskar Kokoschka e artisti contemporanei di spicco quali, oltre ai già citati Baselitz e Richter, Emil Nolde, Warhol, Christo, Andreas Gursky e Candida Höfer. E poi il Novecento italiano con Giorgio de Chirico, Sironi, Carlo Carrà, Renato Guttuso, Felice Casorati, Antonio Donghi (una raccolta coporsa) e con i grandi fotografi come Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Franco Fontana, Gabriele Basilico e le nuove generazioni come Beecroft, Vezzoli, Sissi, Claudia Losi e Nico Vascellari. E all’interno del patrimonio artistico la banca conferma che vi sono opere di valore storico notificate come la quadreria di Palazzo Magnani a Bologna (ex Rolo Banca), dove ci sono i magnifici affreschi di Ludovico, Annibale e Agostino Carracci, ma anche opere, tra gli altri, di GiovanniFrancesco Barbieri (Guercino), Ippolito Scarsella, Luca Giordano, Dosso Dossi e del Novecento con Filippo De Pisis, Ennio Morlotti, Giorgio Morandi. Il cui catalogo la Quadreria di Palazzo Magnani è stata curata da Marco Riccomini. La collezione verrà collocata in asta – sono in gare le major internazionali Christie’s e Sotheby’s -, si ipotizza tra l’estate e l’autunno sulle piazze internazionali e in Italia. I no comment degli operatori sono di prassi. Ma tra i collezionisti è partita già la caccia su internet alle opere dell’istituto per scoprire che cosa andrà in asta. E c’è da domandarsi se anche la Soprintendenza lombarda si sia attivata per capire se qualche capolavoro della banca non debba restare nella penisola e quindi avviare procedura di vincolo per dichiararne l’interesse culturale. La vicenda Mps docet.
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