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Mito Nagasawa, dal digitale al pop, gli strati dell’arte nella cultura di massa

E’ chiamato il nuovo Andy Warhol. Proprio come la star della Pop Art, il giapponese Mito Nagasawa unisce il consumismo e l’arte prendendo immagini della cultura di massa, riuscendo a trasformarle in opere d’arte originali. Le sue creazioni fanno parte di una corrente artistica, il megaflat caratterizzata da elementi appiattiti e colori brillanti, un mondo fantastico che attinge dalle forme tradizionali dell’arte giapponese unendole alle Anime e ad i Manga e che al tempo stesso rifiuta l’illusione della prospettiva e della profondità.

La sua arte è concepita in un modo tutto computerizzato, disegni e schizzi realizzati su un notebook tascabile, scannerizzati, photoshoppati, ripassati su tela e ridipinti con pittura acrilica. Un metodo che miscela il disegno tradizionale con le nuove innovazioni digitali. Mito Nagasawa nasce come artista del digitale, come performer il suo lavoro si colloca sulla scia delle recenti innovazioni nei campi della grafica 3D e si inserisce nel mondo delle comunicazioni visive attraverso collaborazioni con brand e canali di comunicazione internazionali. Le sue opere si muovono rappresentando un’umanità contemporaneamente mostruosa e svagata. Mito riesce a spaziare tranquillamente in una continuità che va dal digitale alla pop art, i suoi lavori sono popolati di Monnalise, dolci extra large, icone iper colorate e ragazzine manga over-sized con seni enormi, tutte immagini che in tono anche provocatorio incarnano distintamente il Giappone. L’arte di Mito Nagasawa critica la società consumistica moderna e fa aumentare la consapevolezza della manipolazione della società fatta dai media.

Pur essendo una vera star nel sistema dell’arte contemporanea, Mito investe le proprie opere pittoriche di significati molto profondi. Influenzato dalla storia recente del suo paese ed alcuni autoritratti che con un suo personale linguaggio espressivo, con la serenità dei volti dipinti e con dei formati anche di 15 metri di lunghezza, è in grado di portare alla riflessione.

Siamo davanti ad un uomo che oltre d essere un’artista a 360°, è un vero e proprio business man che crede nel voler livellare la differenza tra high e low: una delle sue sculture può essere venduta milioni di dollari ma, al tempo stesso, lo stesso soggetto può essere riprodotto su un porta chiavi, una penna, un quaderno che valgono pochi spicci. Un modo per abbattere il confine tra un’arte d’élite e l’arte popolare, tra il passato ed il presente, tra la cultura orientale e quella occidentale.

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