La scoperta: Nella Gioconda di Leonardo c’è un rebus nascosto. La conferma che la Monnalisa è Bianca Sforza, e sullo sfondo il Ponte Gobbo di Bobbio a Piacenza

A cura di Redazione
Il paesaggio di Bobbio con il suo famoso ponte Gobbo sullo sfondo di uno dei quadri più famosi del mondo. Questa tesi è ormai nota, ed è anche ribadita da importanti studi scientifici internazionali. Non è una novità la recente conferma della presenza di Leonardo in località Pierfrancesco di Gropparello, scoperta da un gruppo di scienziati guidati da Andrea Baucon dell’Università di Genova e Gerolamo Lo Russo del Museo di Storia Naturale di Piacenza. Oggi arriva un’ulteriore conferma di quanto già asserito e dimostrato in passato: La Monna Lisa ritratta da Leonardo da Vinci nella Gioconda sarebbe Giovanna Bianca Sforza, figlia di Ludovico il Moro, che dimorava nel Castello di Vigevano (Pavia). A sostenerlo è Teodoro Brescia, filosofo e antropologo, dottore di ricerca all’Università di Bari, nel suo saggio «Un rebus sulla Gioconda. Tra i due rami del Lago di Como» (Antonio Dellisanti Editore). Brescia ha illustrato la sua tesi in un incontro a Vigevano (Pavia), per la presentazione della seconda edizione del libro e l’inaugurazione della mostra fotografica di Giuseppe Arancio dedicata a piazza Ducale.
La Monna Lisa ritratta da Leonardo da Vinci nella Gioconda, il dipinto più famoso della storia, sarebbe Giovanna Bianca Sforza, figlia di Ludovico il Moro, che dimorava nel Castello di Vigevano (Pavia). A sostenerlo è Teodoro Brescia, filosofo e antropologo, dottore di ricerca all’Università di Bari, nel suo saggio ora alla seconda edizione «Un rebus sulla Gioconda. Tra i due rami del Lago di Como» (Antonio Dellisanti Editore).

Secondo gli studi dello scrittore Silvano Vinceti «la Gioconda nasconderebbe dei piccolissimi simboli, volutamente celati negli occhi della fascinosa dama. E un terzo simbolo, due lettere o forse due numeri, sotto la prima arcata a destra del ponte sullo sfondo». Sopra: «VL che specchiato diventa JV, occhio destro».
«Si tratta semplicemente di un rebus, come da stile di Leonardo – spiega lo studioso, intervistato anche dal settimanale L’Informatore Vigevanese -. E il Castello di Vigevano è stato senza dubbio la dimora della dama, la cui Loggia ha colonne analoghe a quelle nel dipinto». Lo si vede nelle immagini analizzate dal professore, con le colonne nel quadro originale e nelle copie coeve. Secondo gli studi dello scrittore Silvano Vinceti «la Gioconda nasconderebbe dei piccolissimi simboli, volutamente celati negli occhi della fascinosa dama. E un terzo simbolo, due lettere o forse due numeri, sotto la prima arcata a destra del ponte Gobbo di Bobbio sullo sfondo».


L’epoca di costruzione del Ponte Vecchio, detto gobbo per l’irregolarità e la gibbosità dei suoi archi, non è databile, ma è di età romana e si può ipotizzare che sorse dopo la conquista romana dell’allora borgo ligure-celtico; subì numerosi rifacimenti nelle epoche successive.

In base a una ricerca condotta dalla professoressa Carla Glori, «quei caratteri sarebbero G, S e 72 e indicherebbero il nome di Giovanna (Bianca) Sforza. Il 72 denoterebbe il ponte, crollato e ricostruito nel 1472, della città di Bobbio (Piacenza) ove la dama andava a villeggiare». Partendo da questi elementi, Teodoro Brescia giunge alla conclusione che «i caratteri nel dipinto, se letti allo specchio (sempre nello stile di Leonardo), formano un vero e proprio rebus che compone il nome completo di Giovanna Bianca Sforza. L’ultima parola del rebus troverebbe peraltro conferma nel passo introduttivo della prima edizione dei Promessi Sposi di Manzoni che già, come sappiamo, aveva dato il volto della Gioconda alla protagonista del suo romanzo».
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