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Biennale di Firenze 021, Giorgio e Silvia Rastelli nel padiglione del curatore Fortunato D’Amico

di Redazione

Giorgio Rastelli, padre, e Silvia Rastelli, figlia, dopo aver dialogato con l’amico curatore Fortunato D’Amico, hanno creato una installazione corale, una foresta di donne. Due generazioni a confronto che dialogano sulla propria visione della donna; sono emerse due visuali complementari.La scultura lignea di Giorgio ha una presenza idealizzata della donna. Una leggiadra ballerina in legno immortalata in perfetto equilibrio. La scultura della donna senza volto diventa l’immagine della molteplicità del femmineo. Ogni donna può immedesimarsi in questo essere in perenne e costante ricerca di equilibrio. Al contrario, le stele di Silvia, artista ritrattista, rappresentano l’identità delle donne, le definisce con raffinati tratti a matita e le rappresenta attraverso elementi simbolici: l’ulivo, il melograno, l’albero della Tentazione e infine, un uccello. In occasione della mostra omaggio a Dante, presso il Castello di Vigevano, sempre curata da Fortunato D’Amico, Silvia ha colto una interpretazione della Divina Commedia: Dante vedeva negli uccelli l’anima della sua amata che lo accompagnava lungo il suo cammino vagliando su lui attraverso l’inferno e il purgatorio.

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Quindi il “femmineo” è un insieme di possibilità; come disse Giorgio Rastelli durante l’inaugurazione della Biennale, “la donna è un universo

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