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La mutazione del contemporaneo. Resilienza

A Vienna 21 artisti espongono con Cindy Sherman

Cindy Sherman, «Untitled Film Still #58», 1980. Courtesy of the artist and Metro Pictures, New York

La mostra del Kunstforum della Bank Austria a Vienna, riaperta il 21 maggio e visitabile sino al 19 luglio, si concentra sul tema identità e trasformazione nell’arte contemporanea, una riflessione utile e necessaria in considerazione dell’uso sempre più massiccio di nuove tecnologie, di manipolazione genetica e di processi di clonazione. Un’artista che fa della ricerca su essenza, modalità e confini dell’identità, sui rapporti tra pervasività del mondo dell’immagine e narcisismo via media o social un proprio fulcro fondante è la statunitense Cindy Sherman (1954).

Con «L’effetto Cindy Sherman. Identità e trasformazione nell’arte contemporanea», la curatrice Bettina M. Busse giustappone e contrappone opere della Sherman a lavori di artisti che dagli anni ’60 e grazie anche ai movimenti di liberazione della donna si sono interessati al tema della decostruzione di stereotipi culturali, di genere e sessuali: «In questo senso i lavori della Sherman sono tuttavia meno legati a una esplorazione di processi psicologici, quanto piuttosto di proiezioni e stereotipi radicati nel nostro odierno immaginario collettivo», spiega la curatrice.

Gli anni ’60 e ’70 restano paradigmatici di profondi rivolgimenti socio-culturali che hanno investito anche categorie tradizionali quali appunto l’identità maschile o femminile, «ma contrariamente ad altri, la Sherman non si affacciò sulla scena artistica facendo del proprio corpo un medium o una superifice di proiezione della sua arte».

Dalla fine degli anni ’70, con lavori di rilievo quali la serie «Untitled Film Stills» (1977-80), e la sua attenzione ai rapporti tra schietta rappresentazione del sé e messa in scena, la Sherman è avanzata velocemente a essere una delle artiste iconiche del nostro tempo e ha indicato anche ad artisti più giovani percorsi di smascheramento di cliché e di messa in discussione di istanze artistiche, sociali e politiche. Fra i 21 artisti esposti assieme alla Sherman, mostrando posizioni assai diversificate rispetto al tema della mostra, anche Monica Bonvicini, Candice Breitz, Markus Schinwald, Sophie Calle, Wu Tsang, Douglas Gordon, Elke Silvia Krystufek, Pipilotti Rist.

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