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Il «Gentiluomo» di Tiziano restituito all’Italia dopo 18 anni. Ma due esperti smentiscono l’autenticità: “ E’ un falso clamoroso “.

a cura di Cristina Baldini

Abbiamo interpellato il Professor Guido Concari e Loris Zanrei, editore e mercante d’arte, le loro versioni.

Il «Gentiluomo» di Tiziano, ritratto del valore di 7 milioni di euro, è stato definitivamente recuperato dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale e restituito allo Stato italiano dopo 18 anni. Il quadro era sparito nel 2004 quando due imprenditori elvetici lo avevano portato illecitamente in Svizzera.

Il generale Roberto Riccardi, comandante del Nucleo tutela patrimonio culturale, insieme con la soprintendente di Torino, Luisa Papotti. In mezzo “Ritratto di un gentiluomo con berretto nero” (foto Maurizio Bosio/Agenzia Reporter

Gli investigatori, coordinati dal tenente colonnello Silvio Mele, lo hanno rintracciato nel 2020 in un laboratorio di restauro in provincia di Asti dove era stato spedito tramite un corriere. I carabinieri lo avevano sequestrato e il gip Maria Francesca Abenavoli ha disposto la confisca dell’opera. L’indagine condotta dal pm Giovanni Caspani ha infatti dimostrato la mancanza di buona fede da parte dei due imprenditori (uno indagato per violazione del codice sulla tutela dei beni artistici e l’altro per ricettazione, reati entrambi prescritti) che avevano dichiarato che l’opera risaliva al XVIII secolo, pur essendo a conoscenza del fatto che si trattasse di un dipinto attribuibile a Tiziano Vecellio.

P U B B L I C I T A’

E se il quadro di Tiziano ritrovato ad Asti non fosse veramente un Tiziano? Il «Ritratto di gentiluomo con berretto nero», opera confiscata nel 2020 dai carabinieri della Tutela Patrimonio Culturale potrebbe essere stato dipinto da un allievo della sua scuola, oppure addirittura in epoca più recente. A segnalarlo sono gli stessi carabinieri e lo conferma la Soprintendenza di Torino. Abbiamo interpellato due addetti ai lavori il Professor Guido Concari, perito e storico dell’arte, e Loris Zanrei, Editore e mercante d’arte titolare di Magnolia Arte. Le loro versioni. Guido Concari: “ Lo stato ha preso in considerazione perizie prive di valore scientifico. Indipendentemente dal giudizio storico-artistico su una materia che è di mia stretta competenza come il Rinascimento Veneto, questo dipinto non ha nessuna caratteristica che porti a pensare ad un Tiziano. Reputo l’opera di scarso valore e appartenente ad un’area geografica più fiamminga che italiana. Una relazione riassuntiva impone alla stampa un’attenzione precisa al caso.

P U B B L I C I T A’

Dello stesso parere Loris Zanrei: “ Premesso che Tiziano non avrebbe mai potuto ritrarre un personaggio così frontale e privo di movimento, sarebbe necessaria più cautela perché il dipinto è molto debole, non pare avere le caratteristiche tipiche dei tratti tizianeschi. Io credo potrebbe verosimilmente trattarsi di un dipinto di area tedesca, facilmente confondibile con un ritratto veneziano dati i solidi legami che nel Cinquecento la Serenissima intratteneva con l’Impero Asburgico, sia a livello economico, sia a livello culturale: gli stessi ritratti di Tiziano contribuirono a diffondere una moda che attecchì in Germania e più in generale nel nord Europa, con ritratti a mezzo busto dove i soggetti erano raffigurati in abito nero e su fondo chiaro. Ritratti di questo genere abbondano nella produzione di ritrattisti nordici attivi al tempo di Carlo V, come il tedesco Christoph Amberger (è semmai agli schemi di questo artista, e non a quelli di Tiziano, che è meglio accostabile il dipinto ritrovato), l’austriaco Jakob Seisenegger, il fiammingo Michiel van Coxcie e diversi altri che declinarono secondo la loro sensibilità e il loro stile i modelli che arrivavano da Venezia. Dunque, è molto più probabile che occorra guardare più a nord per trovare, qualora possibile, il nome dell’autore di questo dipinto. Certamente siamo molto lontani da Tiziano “.

Interpellato dall’Ansa, Silvio Mele, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Torino – Compito dei carabinieri è applicare la legge, indipendentemente dall’attribuzione vera o presunta delle opere, che rimane competenza della comunità scientifica. E la legge prevede del resto la confisca di tutti i beni di interesse artistico che abbiano più di 70 anni e valore superiore a 13.500 euro. Siamo quindi orgogliosi di aver restituito allo Stato un’opera che gli appartiene».

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