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Gabriele Perugini, un grande scultore tra forma, anima, e immortalità

A cura di redazione (con il contributo di Ombretta Perugini)

Il maestro Gabriele Perugini e’ nato a Barchi in provincia di Pesaro e Urbino nel 1940.

Gabriele Perugini 1940-2024

Perugini si era trasferito a Firenze nel 1958 per completare gli studi. Nella città frequentò il corso di magistero nella sezione di scultura dell’Istituto d’Arte con la guida dei maestri Bruno Innocenti e Giulio Porcinai. Per oltre trenta anni, dal 1965 al 1997, ha insegnato a Porta Romana le materie di discipline plastiche e scultura. Dal 1965 ad oggi ha all’attivo innumerevoli partecipazioni a concorsi, simposi di scultura nazionali ed internazionali.


Ciò che subito colpisce nell’arte di Perugini è un perfetto accordo, vissuto organico, indissolubile, tra proporzioni ed espressione, tra disciplina e urgenza creativa. Questa unità è talmente sentita dall’artista da arrivare a manifestarsi con la più rara chiarezza. Nulla di confuso nelle sue sculture. Le masse offrono senza incertezza le loro superfici all’ombra o alla luce e si legano tra loro con non minore precisione. Basta seguire i piani conduttori per percorrere senza sforzo la strada logicamente tracciata dal pensiero dello scultore e cogliere la sua coerenza in tutti i particolari. Plastico, Perugini, lo è pure nel suo modo lucido e, mi sembra, sensuale di convincerci del peso delle masse – indipendentemente da quello del materiale – del peso delle loro forme sospese, del peso della loro staticità o del loro slancio carico e potente. Il suo curioso dinamismo è forse barocco, per il gioco d’opposizione di forze e per la sua complessità ma spoglio di ogni effetto inutile. 


– Ha insegnato discipline plastiche all’Istituto d’arte di Firenze dal ’65 al ’97. E’ membro ordinario, per la classe di scultura, dell’[Accademia delle Arti del Disegno]]. Al suo attivo 16 mostre personali tenute dal 1965 al 2006; ha partecipato a varie collettive, a più di 30 simposi di scultura in Italia e all’estero con acquisizioni di opere in musei e collezioni pubbliche e private.


Chi era Gabriele Perugini? (visto da una figlia…)

Il maestro Gabriele Perugini con la figlia Ombretta

A cura di Ombretta Perugini

“Quell’uomo che mille ce ne vorrebbero e quando se ne vanno, ahimè, zero se ne ritrovano.

A Pesaro vive in campagna con la sua famiglia composta dai genitori, mamma Giulia e babbo Corrado e i tre fratelli, Giuseppe, Gabriele, Silvia e Luciano. La loro vita era nella terra quindi fatta di fatica e di continui lavori, sin da piccolo spesso scalzo nei campi compieva tutti i mestieri, falciare, arare l’erba la quale aveva svariati utilizzi cibo per il bestiame, come riempitivo dei materassi dove dormivano infatti mi raccontava sempre come prudeva, seguiva e curava il bestiame assistendo nei parti dei vitelli, mungere per vendere il latte infatti prima di andare a scuola accompagnava la mamma al mercato poi si recava a scuola con i suoi zoccoli di legno mentre gli altri avevano belle scarpe e il fiochetto al collo, ma a lui poco interessava aveva la bellezza intorno a se …voleva creare, la terra era bassa e faticosa ma a lui bastava aver un lapis e un foglio per disegnare. La notte accendeva la sua lucina e disegnava al chè la mamma lo brontolava perche si doveva riposare per il giorno dopo di lavoro ma lui rispondeva “chivo” ogni tanto anche di giorno si rubava, tra un lavoro e l’altro i momenti per disegnare e ritraeva … genitori che lavoravano nel campo, le mucche .tutto ciò che aveva davanti e cosi nascono i primi disegni chiamati da me i carboncini della campagna, poi studia e decide da Pesaro ,sotto la spinta di Giuliano Vangi di venire a Firenze per continuare a formarsi.

Poi nascono disegni dialogativi dove traccia forme e frasi come fossero sfoghi del suo pensare verso il mondo, le grafiche della campagna a carboncino, le icone, poi le serigrafie xilografie forme geometriche ribaltate, simmetrie da disegni a sculture da scultore a disegni poi la sua mano diviene sempre più materica quasi le forme geometriche si liberano nello spazio per divenire libere per divenire non più etichettabili un percorso artistico che va di passo con il suo divenire uomo giovane uomo maturo quell’uomo… Gabriele

Perugini che parla incessantemente attraverso il lavoro e basta.

Un uomo capace di se stesso, di essere quello che diceva e di fare quello che pensava…un uomo riservato affabile e generoso verso l’altro, dai valori saldi ha dimostrato una lealtà ferrea verso l’arte donandole dedizione: verso l’idea, impegno nel mantenerla costanza nello svilupparla e sacrificio nell’incessante creare, dotato di un immensa sensibilità d’animo e manuale, tali da aver realizzato un mondo artistico senza sosta che riveste di bellezza la nostra realta.

Dal fisico robusto, instancabile possente di fronte ad ogni sforzo, dal muovere alzare spostare quell’enormità di materiali diversi ..dal legno, pietra, marmo, bronzo …niente lo ha mai spaventato o fatto arretrare ovunque intravedesse la possibilità di un dialogo attraverso la materia vi era era immediata necessità di plasmare modellare dare vita ad una forma, poi un’altra poi cambiare materiale, sperimentare studiare per se stesso l’evoluzione del divenire una forma che nasce che parla racconta di lui per procedere ad una diversa che racconta altre cose di lui…ma poi vi era anche una latente angoscia nascosta di non essere capito ascoltato da un mondo esterno troppo spesso cieco e sordo, che vuole fare senza darti modo di essere…e lo dico con orgoglio, che lui ha continuato ad essere fino all’ultimo un incessante artista di se stesso.


Ha diviso la sua vita tra: insegnante -scultore- famiglia

Ha insegnato all’istituto D’Arte di Porta Romana discipline plastiche e scultura dal 1965 al 1997, ha camminato a braccetto con la scultura ed i ragazzi portandoli con se attraverso la costanza ed il lavoro in un cammino elevato verso l’operato in tutte le sue forme, ha trasmesso loro la passione dedizione e le abilità ricevendone indietro stimolo e innovazione per il proprio operato, lo ha vissuto come uno scambio

Nel creare le sue forme, lo scultore celebra l’incontro tra la materia e la luce. L’essenza dell’opera di Perugini è una eterna danza tra parentesi di verità. Dopo lunghi anni trascorsi nell’astrattismo geometrico, lo scultore si è lasciato conquistare da suggestioni di tipo organico e naturalistico e ha creato gli Arcalberi, paragonabili a forme architettoniche dove i tronchi sono concepiti come organismi portanti, mentre dall’unione delle chiome, come in un abbraccio, prende forma l’arco. Strutture che nascono e crescono separate per poi fondersi e integrarsi, elementi in contrapposizione che insieme si compenetrano e si completano: una costante nella poetica di Perugini. La materia si fa forma grazie alla capacità tecnica dell’artista, il legno si trasforma in onde e cerchi concentrici, la pietra diventa superficie liscia traducendosi in forme essenziali, una spirale di forma, anima, immortalità.