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Beatrice Tanzi, ricercatrice cremonese di Ca’ Foscari scopre un dipinto del Bellini in Croazia

A cura di Redazione

Giovanni Bellini (attrib.), Madonna con Bambino, 1455-1465 circa I Courtesy Università Ca’ Foscari, Venezia

La notizia arriva dalla rivista britannica Burlington Magazine: una giovane studiosa dell’Università Ca’ Foscari di Venezia avrebbe scoperto in Croazia una Madonna con Bambino di Giovanni Bellini finora sconosciuta. In un piccolo museo allestito pochi mesi fa nel monastero delle benedettine sull’isola di Pago (Pag), in Dalmazia, riaffiora il dipinto della metà del Quattrocento raffigurante una Madonna con il Bambino, che tiene nelle mani un frutto, probabilmente un melograno. L’opera è dipinta su tavola, misura 54,5 x 44,5 cm, e mostra ingenti problemi di conservazione. Ma allo sguardo attento di Beatrice Tanzi, dottoranda in storia delle arti presso l’Università Ca’ Foscari Venezia, che si trovava lì nell’estate 2021 per un viaggio di studio, non è sfuggita la straordinaria qualità del dipinto. La tavola, per la studiosa, è infatti da riferirsi al giovane Giovanni Bellini tra la metà degli anni cinquanta e quella dei sessanta del Quattrocento, lo stesso periodo dei Trittici della Carità delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Beatrice Tanzi

Il dipinto mostra estese cadute di colore, ma le parti rimaste integre rivelano una qualità raffinatissima, inoltre il quadro non ha subito importanti ridipinture. La tavola era nota da circa un quarantennio sotto erronee attribuzioni – tra la bottega di Francesco Squarcione, l’ambito di Andrea Mantegna e Bartolomeo Vivarini – ma solamente nella storiografia croata, rimanendo esclusa dal dibattito internazionale. L’attribuzione a Bellini è quindi una novità vera e propria, tanto che il nome del pittore non era mai entrato nella discussione. La datazione è stata ipotizzata intorno al 1460.

«Conforta l’attribuzione a Giovanni Bellini, – spiega Beatrice Tanzi – da un punto di vista stilistico, un’ampia serie di confronti con le opere giovanili del pittore un momento in cui si colgono gli intrecci formali con le opere del cognato Andrea Mantegna». Si tratta di un’acquisizione di particolare rilievo, in quanto, in primis, rappresenta la prima opera del pittore per i territori orientali della Serenissima; era, inoltre, da oltre un secolo che non si ritrovava un’opera di questo genio del Rinascimento nel luogo per il quale, verosimilmente, era stata eseguita, il monastero delle benedettine di Santa Margherita a Pag.

Perché il dipinto e’ esposto in Croazia?

In mancanza di fonti documentarie garantite, la studiosa ha voluto ipotizzare un legame con la famiglia Mišolić (latinizzato in De Missolis), fra le più in vista dell’isola tra Quattrocento e Cinquecento. In particolare, per Giorgio Mišolić, nobile e membro del Gran Consiglio della città, conte palatino, capitano di galea e, nel 1477 incaricato di dirimere le questioni legate alla vendita del sale a Venezia, sono documentati stretti e costanti legami con la dominante. Mišolić aveva inoltre avuto un ruolo di rilievo nella costruzione della nuova chiesa delle benedettine, commissionando a Giorgio Dalmata, il più grande architetto e scultore della Dalmazia, una cappella al suo interno. È quindi ragionevole ritenere che un personaggio della sua statura, sia economica che intellettuale, potesse avere dimestichezza con i circoli più aggiornati della cultura figurativa della città di San Marco, dalla quale proviene il dipinto.

«Le tesi della dottoressa Tanzi affondano le loro ragioni in una visione storica di Venezia e dell’Adriatico, secolare crocevia di culture e forme artistiche sotto l’insegna del Leone di San Marco – commenta il presidente della Regione, Luca Zaia -. Una visione che giustamente considera l’ambito veneto dei secoli passati in un’estensione diversa e più grande di quella odierna, dove i territori di Dalmazia e Istria erano parte integrante e vitale della Repubblica. Saranno ora gli esperti a dibattere e confrontarsi sulla scoperta del dipinto quattrocentesco attribuito a Bellini ma con soddisfazione apprendiamo che è stata riportata alla luce una nuova tessera di quel grande mosaico che è il patrimonio d’arte legato a Venezia».