Addio a Ornella Vanoni, voce unica della musica italiana
A cura di redazione

Milano — Il mondo della musica italiana piange una delle sue icone più grandi: Ornella Vanoni si è spenta nella notte a 91 anni, nella sua casa di Milano, a causa di un arresto cardiocircolatorio.
Un’esistenza al servizio dell’arte
Nata il 22 settembre 1934 a Milano, Vanoni ha iniziato la sua carriera nel teatro, sotto la guida di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro. È da lì che è sbocciata una delle voci più raffinate della musica leggera italiana, capace di attraversare decenni senza perdere la propria identità.
Con oltre cento fra album, raccolte ed EP, e vendite che superano i 55 milioni di dischi, Vanoni ha costruito un repertorio tanto vasto quanto intenso. I suoi brani più memorabili — “Senza fine”, “L’appuntamento”, “La musica è finita”, “Una ragione di più” — sono entrati nell’immaginario collettivo, scandendo momenti di vita e sentimenti universali.
L’arte come esplorazione
Quello di Vanoni non era un semplice mestiere: era una continua esplorazione. Dalla bossa nova — con Toquinho e Vinícius de Moraes — al jazz, dalle canzoni d’autore italiane alle cover di grandi stranieri, la sua curiosità artistica l’ha portata a collaborare con giganti come Herbie Hancock, Gil Evans e George Benson.
Non è un caso se è stata l’unica donna a vincere due Premi Tenco, a cui si aggiunge una Targa Tenco: riconoscimenti che testimoniano la sua profondità interpretativa e il valore poetico della sua voce.
Tra vita privata e sentimento pubblico
Anche nella vita sentimentale e personale, Vanoni era un personaggio affascinante. Fu compagna di Strehler negli anni del Piccolo Teatro, e in seguito visse un legame indissolubile con Gino Paoli, da cui nacque una delle sue canzoni più belle, “Senza fine”.
Negli ultimi anni, grazie alla sua partecipazione fissa nel programma “Che tempo che fa”, la sua voce ironica, schietta e mai volgare si era guadagnata l’affetto di nuove generazioni.
L’eredità di una leggenda
Con la sua scomparsa, l’Italia perde non solo una cantante, ma una narratrice della vita. Le sue canzoni non parlavano solo d’amore, ma di malinconia, di lotte sociali, di mondi sommersi — un universo emotivo ricco, capace di parlare sia al cuore che alla mente.
Il suo stile — elegante, sofisticato, ma sempre autentico — la rendeva una figura unica: non una diva distaccata, ma una donna piena di ironia, di fragilità, di profondità.
Le reazioni
Il cordoglio si è diffuso rapidamente: artisti, politici e fan hanno ricordato Vanoni come una presenza costante e irrinunciabile. Luciana Littizzetto ha scritto sui social: “Tesora mia adorata”, mentre Enrico Mentana l’ha salutata con un affettuoso “Addio regina”.
Una riflessione sul tempo che passa
Fino alla fine, Ornella non ha smesso di riflettere sul tempo, sull’età e sulla sua stessa mortalità. In un’intervista aveva detto di non temere la morte, “capirò quando sarà arrivato il momento… quando la vita non servirà più a me”. Le sue parole, come la sua musica, restano come un invito alla sincerità, all’eleganza dell’animo e alla libertà dello spirito.
Addio, Ornella Vanoni. La tua voce rimane.
E la tua storia continuerà a risuonare nei cuori di chi ha ascoltato, amato e imparato.
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