INTERVISTA ESCLUSIVA: ANTONELLA MAGLIOZZI, ARTISTA SENSIBILE E RIVOLUZIONARIA
INTERVISTA ESCLUSIVA: ANTONELLA MAGLIOZZI, ARTISTA SENSIBILE E RIVOLUZIONARIA
a cura di Alessandro Palmieri
Da dove nasce la pittura di Antonella Magliozzi?
Nasce fin dagli albori della mia esistenza. Ho avuto due genitori che mi hanno iniziato all’arte e alla musica. Sono cresciuta tra i loro colori e pennelli, fin quando poi quegli stessi sono divenuti anche i miei. Non so, forse si dice “figlia d’arte”? Anche se i miei genitori sono sempre rimasti nel più totale anonimato.
Negli anni ho capito che la mia pittura è generata da una doppia ricerca. La prima è una ricerca spirituale che ruota attorno all’idea di anima, mente e corpo, in relazione ai concetti di spazio, tempo e viaggio.
Questa si coniuga poi con una seconda ricerca che è quella tecnico-stilistica che si concretizza con l’unione degli opposti. Ebbene sì, lascio che materiali apparentemente diversi coesistano sulla stessa superficie in perfetta armonia.
Cosa, di un suo dipinto, mette meglio a fuoco la sua personalità artistica?
Prevalentemente, il fatto che i miei dipinti non abbiano confini, infatti, testimonianza di ciò sono proprio i bordi (sui quali l’opera continua). È come se il quadro fosse in perenne espansione. Pensa che amo chiamare i bordi del quadro “la scatola nera dell’opera”… Da lì si comprende tutto, dalle tecniche alle tempistiche di esecuzione e tanto altro.
Un’ altra caratteristica è la totale assenza di forme reali che perdura dal 2004. Rifuggo dalla realtà che mi circonda, per andare alla scpperta di infiniti altri mondi personali e collettivi. Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma preferisco lasciarle scoprire ai fruitori della mia arte.
Come nascono i suoi quadri?
I miei quadri non nascono, sono già vivi dentro di me, io non faccio altro che spostarli da un mondo all’altro. È complicato da spiegare… Io osservo la tela bianca per qualche ora, poi rivolgo il mio sguardo sui colori e parlo con loro. Solitamente, chiedo “chi vuol danzare con me” e a quel punto è come se loro (non essi) mi rispondessero facendomi percepire, sfiorandoli, una strana energia; così, inizio a ballare, ma la coreografia è già preesistente e i colori si comportano come se anche “loro” la conoscessero già.
Quali messaggi è possibile leggervi?
In ogni quadro è contenuto un messaggio specifico rivolto all’umanità. Sinteticamente, i temi più ricorrenti sono l’amore, la spiritualità (non solo intesa in senso religioso), la natura, da cui traggo continua ispirazione, e il rispetto verso tutto ciò che ci circonda.
I suoi colori esprimono anche stati d’animo?
Non associo mai i colori a particolari stati d’animo, a parte uno: il blu.
Io dico sempre che “le tinte del blu mi anestetizzano l’anima dalla tagliente mano della nostalgia”.
Che significa essere pittore oggi?
Quello che significa da sempre, per me significa essere se stessi. Accettarne pregi e difetti. Ma soprattutto significa correre il rischio di non essere compresi… Sempre ammesso che lo si voglia.
Significa “avere il coraggio di spogliarsi, nudi, andando incontro al gelido abbraccio dell’Inverno”.
In genere, che impressione cerca di suscitare in chi osserva i suoi dipinti?
Un viaggio infinito in mondi sconosciuti, ma conoscibili atttaverso lo sguardo dell’anima. Un viaggio in cui l’occhio non si ferma mai. Non si focalizza il particolare, ma tanti piccoli universali, nell’universale. Cerco di suscitare meraviglia negli occhi e, sopratutto, nell’anima.
E in lei che impressione suscitano i suoi lavori?
Per il loro tramite io mi unisco a un qualcosa di supremo. Li considero un prolungamento dell’universo.
Osservarli è per me un’infusione energetica.
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